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Oggi parleremo di una montatura per il Bolentino che ha come obiettivo l’orata, ma non solo. Vedremo da vicino la montatura e come realizzarla in modo semplice, con qualche utile dettaglio. Ma soprattutto, capiremo perché conviene utilizzare proprio questo tipo di sistema anziché un altro.

Dalla bobina, al trave

Partiamo dalla lenza madre che proviene dalla bobina del nostro mulinello, che in questo caso sarà un trecciato di 0.15 mm di diametro. Il diametro deve essere abbastanza sottile per poter “tagliare” bene l’acqua e permetterci così di avere un assetto più verticale possibile, facendoci stare in pesca proprio sotto la nostra barca anche in presenza di corrente.

I consigli di Flavio

Un motivo che rende importantissimo riuscire a pescare in verticale, è il fatto che se siamo dotati di un ecoscandaglio preciso esso mostrerà ciò che si trova esattamente sotto di noi, come ad esempio un banco di pesci. Ed è proprio lì che dovremo calare le nostre esche. Un’inclinazione anche minima della lenza, produce uno spostamento di diversi metri se siamo su profondità elevate.

Legheremo al trecciato una girella con moschettone di buona qualità, che scaricherà tutte le eventuali torsioni che possono generarsi sulla montatura. Proseguendo, legheremo alla girella il nostro trave, realizzato con un nylon 0.35 mm (vedremo più avanti il perché di questo diametro) e che sarà lungo circa 2.5 m. Alla fine del trave avremo un piombo con girella che va dai 20 ai 50 g in base alla corrente ed alla profondità alla quale stiamo pescando. Nonostante sia una tecnica in cui i pesci non fanno tanti complimenti quando c’è da attaccare l’esca, cerchiamo sempre di pescare con meno piombo possibile per mantenere naturale la nostra montatura. Usiamo quindi le grammature minime sufficienti per restare correttamente in pesca. Ad esempio, su una profondità di circa 40 m possiamo partire con un piombo di 35-40 g, ed eventualmente salire di grammatura in base alle condizioni.

Il trave: dal moschettone al piombo

I consigli di Flavio

Per praticità, usiamo un moschettone per agganciare la girella del piombo all’estremità del trave. Questo ci permetterà di togliere, mettere o sostituire il piombo senza dover ogni volta tagliare la nostra montatura.

Il moschettone: per sostituzioni rapidissime

È il momento degli ami

Questa montatura prevede l’uso di due terminali provvisti ognuno di due ami, con un terminale che sarà posto all’inizio del trave, ed uno invece alla fine, vicino al piombo.


Per il primo terminale, distanziamoci di 40 cm dal moschettone di inizio del trave. Lì metteremo una perlina, una girella, ed un’altra perlina, in quest’ordine. Le due perline andranno poi bloccate sul trave in modo che non scorrano oltre una certa quantità, perché saranno loro a tenere fermo il terminale. Per fissarle abbiamo varie scelte: possiamo incollare le perline al trave, possiamo usare degli stopper in gomma, oppure realizzare un doppio nodo sul trave stesso. Una volta assicurate le perline in posizione, colleghiamo il primo terminale alla girella, con un nodo o un’asola. Questo andrà realizzato in fluorocarbon con un diametro di 0.26-0.28 mm, e avrà una lunghezza di circa 40 cm. Alla fine del terminale legheremo due ami da orata numero 5 o 4, a gambo corto e a becco d’aquila, che saranno montati uno dietro l’altro in linea.


Il secondo terminale come detto sarà vicino al piombo, ad una distanza di circa 20 cm da esso. Anche in questo caso infileremo una perlina, una girella e poi un’altra perlina, fissando le perline al trave come fatto in precedenza. A differenza del primo, questo terminale può essere anche più lungo come in una sorta di long arm, e possiamo arrivare anche ai 60 cm. Il diametro sarà sempre 0.26-0.28 mm, così come saranno uguali i due ami alla fine.

Schema del primo terminale

Schema del long arm

I consigli di Flavio

Naturalmente realizzare dei nodi sul trave diminuirà quello che è il carico di rottura del nostro filo, ma con diametri spessi come ad esempio uno 0.35 mm, il carico di rottura rimanente sarà comunque più che sufficiente per questa pesca, anche in caso di pesci molto importanti. L’incollaggio delle perline è comunque un’ottima soluzione, vista l’affidabilità delle colle attualmente in commercio.

Perline fermate da due nodi sul trave

I due ami alla fine di ogni terminale

L’esca principe di questa tecnica è il granchio, tanto amato dalle nostre orate, ma è sicuramente molto efficace ed utilizzato anche il gamberetto rosa di paranza, possibilmente fresco. La differenza nell’uso dell’una o dell’altra esca sta fondamentalmente nella selezione della preda, perché può succedere che i banchi di pesci che troviamo non siano composti da sole orate. In questi casi se decidiamo di puntare alle orate in modo mirato, useremo il granchio giovando della grande selettività che questo ci garantisce, mentre se vogliamo aprire le possibilità anche ad altre specie, il gambero sarà la scelta migliore.

Lo schema della montatura completa

I perché di questa montatura

Come abbiamo visto, realizzare questa montatura per il Bolentino alle orate è molto semplice. I diametri utilizzati non sono sottilissimi ma l’importante, più che il diametro, è la configurazione della montatura, che ci consentirà di essere efficaci in ogni situazione.


Possiamo trovare infatti delle giornate in cui i pesci stazionano distesi sul fondo. In questo caso il secondo terminale (il long arm posto più in basso) sarà utilissimo: essendo lungo, ci permetterà di avere sempre l’esca appoggiata sul fondo, anche se il piombo dovesse alzarsi e abbassarsi per effetto del moto ondoso. Eventualmente possiamo anche decidere di pescare con tutta la montatura appoggiata sul fondo, lasciando un po’ più di bando al filo. Viceversa, capitano giorni in cui i pesci si trovano aggregati più in alto nella colonna d’acqua e in questa situazione potrebbe essere proprio il primo terminale ad essere quello vincente, essendo posto all’inizio del trave.

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